Il Caso del Dr. Dallari

DUE PESI E DUE MISURE

Ovviamente, secondo l’attuale ordinamento, la magistratura deve fare il suo corso, ma è bene, però, che lo faccia nel miglior modo possibile.

Per fare ciò è necessario che i giudici applichino il principio generale dell’uguaglianza, immanente nel nostro ordinamento giuridico, secondo il quale, i cittadini sono uguali innanzi alla legge.

Gli organi di stampa hanno dato la notizia, con una certa enfasi, della vicenda riguardante il Dr. Dallari di Reggio Emilia, il quale, secondo quanto è dato di apprendere, sarebbe reo di non aver curato adeguatamente un paziente affetto da Covid-19, oltre che da tante altre patologie, il quale, purtroppo, sarebbe, poi, deceduto.

Si legge che tra i fatti addebitabili al medico, non vi sarebbe solo l’ipotesi di omissione di soccorso ma anche l’utilizzo di farmaci non autorizzati, fra cui l’ivermectina ed il plasma iperimmune:

E’ uno dei tanti medici in Italia, ad essere accusato di aver curato un paziente Covid con metodi alternativi, non riconosciuti né autorizzati e di dubbia – scientificamente – efficacia.

Premesso che in Italia vige il principio della presunzione di innocenza, sino a condanna definitiva, l’articolo lascia intendere, invece, l’opposto. Si evidenzia molto bene come l’affermazione “uno dei tanti medici in Italia” sia del tutto apodittica, senza alcun riferimento concreto a casi analoghi, che, secondo il quotidiano dovrebbero rappresentare una significativa moltitudine. La finalità di disapprovazione appare del tutto evidente. Del resto, è sufficiente leggere il periodo successivo della frase, teso ad evidenziare la dubbia scientificità dei farmaci utilizzati, in quanto non riconosciuti ed autorizzati dalle autorità preposte.

Ovviamente auspichiamo che la Magistratura, a cui va la nostra incondizionata fiducia, sappia con saggezza fare il proprio corso, ma ci auguriamo anche che i Pubblici Ministeri e loro Sostituti, abbiano il coraggio e la forza di iniziare a perseguire evidenti ipotesi di reato che all’uomo medio parrebbe di scorgere senza particolari difficoltà:

L’imposizione pervicace, fino a poco tempo fa, della tachipirina e vigile attesa ha causato decine di migliaia di morti.

Si tratta di argomenti di dominio pubblico e stupisce come le Procure, pur essendovi obbligate, non abbiano aperto alcun fascicolo, per accertare le eventuali gravissime responsabilità derivanti dall’applicazione rigida del protocollo.

Al Dr. Dallari viene addebitata l’ipotesi di omissione di soccorso, ma sappiamo tutti noi, con certezza, come tanti pazienti siano stati lasciati soli a casa in “compagnia” di una terribile e desolante vigile attesa, che sovente ha condotto alla morte.

Non solo ivermectina e plasma iperimmune, ma anche altri farmaci sono stati usati da medici coraggiosi e rispettosi dell’originario giuramento effettuato all’inizio della loro missione.

Si tratta di medici la cui coscienza non poteva e non può essere messa a tacere dalla laconica adozione dei protocolli ministeriali, (quelli, si ripete, della tachipirina e vigile attesa, difesi allo strenuo dal governo sino al Consiglio di Stato – si veda per tutte la vicenda processuale portata avanti dall’avvocato Erich Grimaldi).

Orbene, l’ordinamento attuale assegna alla magistratura un compito importante: ci aspettiamo che venga esercitato, sino in fondo.

Salve le responsabilità che dovessero accertarsi definitivamente all’esito di un Giusto processo, ex art. 111 Cost.,

al Dr. Dallari ed a tutti i medici e sanitari che in questi ultimi due anni si sono battuti per la cura delle persone, salvandone molte, va tutta la nostra stima, riconoscenza e solidarietà.

Il Sindacato d’Azione

3 pensieri riguardo “Il Caso del Dr. Dallari

    1. Non sono d’accordo sull’incondizionata fiducia nella magistratura. In questi 2 anni hanno perseguito e perseguitato i giusti e onesti e, al contrario, innalzato su un piedistallo gli infami.

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