Dalla Gazzetta di Parma del 26 febbraio 2023
“Mi ricordo di medici non vax che si sono presentati con il loro avvocato. Ci interrogavano cercando di testare la nostra preparazione“. E magari cogliere qualche contraddizione da sfruttare a proprio favore contro i vaccini.
Leggere quanto appena riportato non può che lasciare ulteriormente, ove ve ne fosse ancora il bisogno, l’amaro in bocca: gli avvocati affiancarono, con spirito di gratuità, tutti coloro che chiesero il loro aiuto nel pieno rispetto dell’art. 1 del loro codice deontologico:
L’avvocato tutela, in ogni sede, il diritto alla libertà.
La presenza dei legali presso l’Hub vaccinale di Via Mantova a Parma non era di certo volta ad uno sterile esercizio finalizzato a testare la “preparazione” dei medici vaccinatori, e né, tantomeno, per far emergere “qualche contraddizione da sfruttare a proprio favore”.
La vera emergenza legale, di cui eravamo ben coscienti, era l’utilizzo del ricatto della sospensione lavorativa per coercire l’obbligo vaccinale.
Senza voler, qui, ripetere considerazioni di tipo giuridico che ci hanno accompagnato nei mesi successivi sino ad oggi, in una battaglia rovente di cui non è stata ancora scritta l’ultima parola, occorre ricordare quel che tristemente accadeva agli hub vaccinali:
- La produzione di test anticorpali che dimostravano chiaramente la contrazione della malattia, anche con valori alti, non veniva in alcun modo tenuta in considerazione, nonostante che, oltre a provare la sussistenza di una immunità di tipo naturale, ciò potesse comportare anche un potenziale e non indifferente rischio (ADE) derivante dalla somministrazione di un vaccino, seppur l’avvenuta contrazione della malattia;
- la sussistenza di seri episodi allergici pregressi, anche gravi, precedentemente subiti non è mai sfociata in esoneri o differimenti;
- l’acclarata dimostrazione di malattie gravi, anche rare, in atto non ha mai comportato una approfondita analisi tesa ad escludere al sussistenza di rischi legati alla somministrazione dei vaccini;
- che dire poi della situazione delle donne in cerca di gravidanza che venivano rassicurate sulla innocuità dei sieri.
A fronte del palesarsi di queste ed altre situazioni di possibile rischio effettivo, ciò che veniva offerto era la somministrazione del vaccino in struttura attrezzata per la pronta rianimazione nel caso in cui si fossero verificati casi avversi immediati, quali shock anafilattici, con pronta somministrazione di adrenalina in vena.
Abbiamo accompagnato decine di persone e sono stati momenti indubbiamente difficili e frustranti, che hanno messo a dura prova non solo le persone che avevano chiesto il nostro intervento ma anche i legali stessi i quali si rendevano conto di avere di fronte un “muro compatto” non disposto a trovare soluzioni ai problemi personali che venivano rappresentati.
Per interrompere o cercare di arginare l’attività di difesa legale, garantita dalla Costituzione, a difesa del cittadino, sovente veniva minacciato, talvolta anche in modo brutale, l’intervento delle forze dell’ordine con l’accusa di “interruzione di pubblico servizio”.
Comunque siano andati gli accompagnamenti presso gli Hub vaccinali, e comunque andrà a finire questa tristissima vicenda, non possiamo che esser fieri di essere stati in quei giorni, proprio là, presso quegli Hub, a difendere ed assistere tutte quelle persone che hanno chiesto il nostro aiuto.
Le ore allora dedicate non sono andate perse ma sono state tempo dedicato alla “mission” che da senso e ragion d’essere al nostro agire.