Nuove comunità: l’importanza della rete economica

L’autonomia effettiva dipende da essa.

Uno dei frutti più importanti di questi tre anni di straordinaria emergenza, che hanno segnato un “punto di passaggio” epocale rispetto al “precedente”, è, senz’altro, rappresentato dal nascere, dal sorgere di “nuove comunità”, di nuove “reti” di condivisine di ideali, di valori, di resistenza, nei confronti di un sistema totalizzante di cui non si condividevano, né i fini e né gli strumenti addottati per perseguirli.

Oggi dobbiamo chiederci se di fronte, almeno in Italia, ad una più o meno acclarata situazione di discontinuità, abbia un senso mantenere vivi questi “frutti”, oppure, lasciarli spontaneamente appassire, affievolire, disgregare, in relazione all’allentamento della morsa precettiva dello stato onnipervadente, accontentandosi di essere stati riammessi al lavoro, ad esempio.

Se ciò avvenisse, noi crediamo, sarebbe un grave errore di prospettiva, che darebbe la misura del livello di coloro che decidessero di mollare la presa.

E’ evidente che le linee della “politica” di fondo, che ha ad oggetto la “nuova gestione dell’umanità”, ha i caratteri della sovranazionalità, il cui agire è guidato da criteri privatistici extra istituzionali.

L’Italia non può che rappresentare un piccolo tassello nell’ambito di un ampio mosaico, dal divenire pluriennale, di scala planetaria, seppure laboratorio e testa di ponte per tante sperimentazioni e test sociali, (si veda, ad esempio, l’arcinoto accordo del governo italiano del 2016 con l’OMS, per quanto riguarda la “nuova era vaccini”).

Il test sociale Covid 19 e le misure ad esso conseguenti, tutto sommato ha avuto successo: ha dimostrato, infatti, che la massa, nel nuovo millennio, come nel secolo precedente, è facilmente gestibile mediante le conosciute leve della paura , della comunicazione mediatica e della propaganda, nei cui confronti dimostra uno scarso livello di discernimento.

Non dobbiamo, necessariamente, aspettarci nuove situazioni similari a quelle già vissute, almeno nel brevissimo tempo, anche se ciò potrebbe effettivamente succedere, (si vedano i nuovi “allarmi” cinesi): chi prende decisione potrebbe non avere particolare fretta. Il “nuovo”, l’inaspettato, potrebbe tranquillamente manifestarsi in modo dirompente fra qualche anno, e quando ciò accadrà basterà tirar fuori dal cassetto gli strumenti di controllo sociale utilizzati durante la c.d. “pandemia Sars Cov 2”, magari affinandoli ed affiancando ad essi, nuovi protocolli di politica di controllo sociale.

Ma l’inaspettato, il nuovo, però, potrebbe essere rappresentato, invece, anche dalle nuove realtà, formate da tutte quelle persone che in modo deciso, convinto e legittimo si sono battute in questi anni e si stanno ancora battendo anche ora per la salvaguardia dei diritti e la tutela della dignità della persona umana.

E’ importante che queste nuove dimensioni sociali, spesso a connotazione territoriale, acquisiscano una piena consapevolezza del proprio esistere e del proprio fine, dandosi reciproco riconoscimento, ponendo bene in evidenza l’insostituibile valore altrui.

Ma tutto ciò non è sufficiente, occorre sfruttare il tempo presente, che è tempo a disposizione, per dar vita a concrete reti di solidarietà umana ed economica.

Bisogna agire in fretta: il reset dell’agenda globale è già sotto i nostri occhi, lo stiamo già vivendo; basti pensare al caro energia ed alle miriadi di chiusure e fallimenti di tante piccole attività che da sempre connotano e caratterizzano il sistema economico italiano.

Queste nuove realtà sono ambienti di “salvataggio” per tutti coloro che coscientemente vi aderiscono e vi partecipano in modo, si sottolinea, attivo.

Rimanere passivi ed inerti, non precedere verso il consolidamento di quanto già legittimamente esiste può essere un grave ed imperdonabile errore. Cosa succederà, ad esempio, se di nuovo subiremo sospensioni dal lavoro, senza possibilità, ancora una volta, di poterci procacciare di che vivere, per noi e per i nostri famigliari?

Non si tratta solo di lanciare un “allert” di richiesta di aiuto all’interno del gruppo o della chat o della cerchia territoriale di appartenenza: se queste richieste diventassero innumerevoli, cosa che nessuno può, purtroppo, escludere, ecco che le nuove scialuppe di salvataggio, rimaste allo stato germinale, inevitabilmente inizierebbero ad affondare irrimediabilmente.

Occorre, quindi, creare veri e propri circuiti economici strutturati di scambio di beni e servizi all’interno delle comunità, le quali devono essere sufficientemente ampie al fine di poter chiudere, per quanto possibile, il circuito economico: all’interno di esse si deve poter tentare di vivere, seppur parzialmente, da un punto di vista economico.

Solo seguendo questa via si potrà tentare di mettere in sicurezza i partecipanti, gli aderenti.

I responsabili di queste nuove realtà e tutti coloro che in esse sono maggiormente coinvolti e sentono la responsabilità di tracciare una nuova via per il futuro, devono, con estrema umiltà, mettere da parte il proprio ego ed i propri personalismi.

Devono con pazienza sedersi ad un tavolo di discussione territoriale al fine di cercare di pianificare il nuovo tessuto economico di solidarietà e condivisione umana.

A scanso di equivoci, per chi legge, eventualmente in modo “interessato”, quanto appena scritto, ricordiamo come tutto ciò sia perfettamente lecito, anzi perorato ed avvalorato dal nostro ordinamento giuridico costituzionale, basti pensare, ad esempio:

  • all’articolo 5 Cost, a tutela delle autonomie;
  • all’articolo 41 Cost. a tutela dell’iniziativa economica privata.

Queste nuove realtà, certamente riconoscono la legittimità dell’ordinamento giuridico statuale con cui si relazionano, ma al contempo rivendicano tutti gli spazi legittimi di autonomia che lo stesso ordinamento riconosce loro.

Il ragionamento appena svolto si pone in un contesto argomentativo più ampio.

Per chi volesse approfondire richiamiamo il seguente nostro contributo:

Il valore delle autonomie in uno stato totalizzante.

Così come può essere letto questo breve approfondimento che costituisce la base giuridica del Patto tra Liberiche alcuni di voi conosceranno già:

La spiegazione del Patto tra Liberi.

3 pensieri riguardo “Nuove comunità: l’importanza della rete economica

  1. Condivido in pieno il concetto di “grave errore di prospettiva” riferito al molle ritorno alle precedenti abitudini/occupazioni ora che il test sociale è terminato. Il patto tra liberi è un altro test ma con una finalità umana, a differenza dell’altro. È un chiarimento di intenti, una base di partenza per auspicabili concrete reti di solidarietà e collaborazione.

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    1. Esperienze di scambio di beni e servizi in un contesto non emergenziale ma in situazione di cosidetta “normalità, ” l ho già sperimentato aderendo al G.a s. E al banco del mutuo aiuto, e devo dire che è stata un esperienza molto deludente. È pur vero che mancava la motivazione della vera sopravvivenza ,ma gli egoismi, egocentrismi e paraculaggini l hanno fatta da padrone, altro che umanità e collettività….certo bisognerebbe avere ,attualmente ,il coraggio di trovarsi già, preparati, al prossimo colpo di stato che eserciteranno i nostri governanti . Ma non intravedo il modo per difenderci, l autoproduzione con semi ogm, terreni infertili controllo del clima. ecc gli allevamenti di animali ed i loro derivati sono a rischio, basti pensare all attacco alimentare del bestiame e alle continue vaccinazioni a m rna obbligatorie, le attività artistiche, artigianali , imprenditoriali di servozi necessitano di una eventuale moneta o scambio di beni di prima necessità, la cui qualità e quantità è difficile da reperire e quantificare insomma vedo solo la fine! Forse sono diventata troppo pessimista!

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