L’articolo 54 della Costituzione obbliga noi tutti alla fedeltà alla Repubblica, ma attenzione, non si tratta di una fedeltà purchessia: si tratta di una fedeltà ad una Repubblica che possa definirsi giusta.
Quando si verificano fatti gravi a mezzo dei quali l’assetto fondamentale sancito dagli articoli 1, 2 e 3 della Costituzione, viene sovvertito, ecco che allora l’art. 54 citato chiede ad ogni cittadino di adempiere al dovere di resistenza, a salvaguardia del nostro ordinamento, così come stabilito dai padri costituenti.
Oggi ci si potrebbe chiedere se sussistano i presupposti e quindi la necessità per l’attivazione di tale massimo presidio di salvaguardia.
È evidente che tale valutazione non possa che appartenere al singolo, la cui coscienza viene posta dall‘art. 19 della Costituzione quale imprescindibile elemento fondante l’ordinamento vigente.
La resistenza a cui alludiamo non è certo quella di tipo violento, ma quella, piuttosto che facendo appello alle risorse interiori dell’individuo, principalmente psichiche e spirituali, muove il medesimo verso tutte quelle iniziative di protesta civile tese all’affermazione dei propri diritti inviolabili di persona.
L’azione così concepita dei singoli e delle comunità non sarà solo indirizzata alla contestazione ma sarà anche volta alla costruzione del nuovo, nell’ottica di un inevitabile pluralismo sociale e ordinamentale.
Tali conclusioni non possono che apparire del tutto ovvie di fronte all’evidente fallimento del nostro sistema democratico e all’inefficacia dei presidi istituzionali posti a tutela di esso.
Grazie avvocato.
Infatti con la loro presunzione è palese la loro corruzione.
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Tutto giusto e condivisibile. Ma oltre la volontà del singolo deve esserci una regia che unisca, perché andare in ordine sparso produce gli effetti visti alle ultime elezioni.
Assolutamente resistenza di fronte a questi dementi, che però hanno le leve del potere.
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