Ci siamo: la novità dell’IT Wallet è prevista per entrare in vigore nell’autunno 2024, precisamente da ottobre, a seguito di una fase di sperimentazione iniziata a luglio.
Tutti pronti, quindi, a cedere un altro pezzo della nostra libertà, nella più piena consapevolezza, anzi, nella felice comodità d’uso di un’altra app sul nostro cellulare.
Poco importa se quella libertà che siamo pronti ancora una volta a buttare della finestra è costata secoli di lotta e sangue.
La responsabilità di tutto questo, ovviamente, è solo nostra.
Ce lo chiede l’europa, ce lo impongono i nostri governi, vero, ma la responsabilità dell’avveramento di tutto ciò è solo nostra: senza la nostra partecipazione o passiva accondiscendenza tutto ciò non potrebbe avvenire.
In nome del progresso digitale, stiamo sacrificando la libertà di scegliere come vivere la nostra vita
L’Italia è pronta a lanciare, quindi, l’IT Wallet, un sistema che, ci dicono, rivoluzionerà il nostro rapporto con i documenti personali.
Ma c’è una domanda che nessuno sembra voler fare: che fine farà chi non vuole o non può entrare in questo mondo digitale? Siamo davvero pronti a lasciare indietro chi preferisce o deve vivere una vita analogica?
Un’Imposizione Travestita da Progresso
Dietro la facciata della comodità si nasconde un obbligo silenzioso
Quello che ci stanno imponendo è un cambiamento radicale che non lascia spazio alla scelta. L’IT Wallet, con tutta la sua promessa di innovazione, non tiene conto di chi non è pronto, o non vuole, abbandonare i sistemi tradizionali. Cosa succederà a quelle persone, anziani o semplicemente cittadini che non vogliono legare la loro esistenza a un dispositivo elettronico?
Non possiamo ignorare una realtà: non tutti hanno uno smartphone, non tutti sanno come usarlo, e non tutti dovrebbero essere costretti a farlo. Parlare di progresso mentre si trascura la necessità di alternative per chi vuole vivere in un mondo fisico e non digitale è semplicemente sbagliato. Il progresso tecnologico non deve essere imposto come una soluzione unica.
Il diritto di esistere senza tecnologia è un diritto umano fondamentale
La vita analogica non dovrebbe essere un’opzione di lusso, riservata a chi può permettersi di resistere alla digitalizzazione. La vita analogica è un diritto fondamentale dell’essere umano.
Recita la nostra Costituzione:
Art. 2. La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità
Art. 3. Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali.
Costringere le persone a utilizzare un portafoglio digitale, a passare attraverso l’identificazione biometrica, significa negare loro la possibilità di scegliere come vivere.
La Tecnocrazia Imposta: La Biometria Come Simbolo del Controllo
Il nostro corpo diventa un codice, e la scelta sparisce
La biometria viene presentata come la soluzione definitiva per garantire sicurezza e accessibilità. Ma a quale prezzo? Il nostro stesso corpo diventa uno strumento di controlllo, un codice da inserire in un sistema che ci ingabbia sempre di più. Non stiamo solo perdendo la nostra privacy, stiamo perdendo la libertà di scegliere come proteggere la nostra identità. Chi rifiuta di sottoporsi a questa sorveglianza digitale rischia di essere escluso dal sistema.
La verità è che ci stiamo avvicinando pericolosamente a un mondo in cui la tecnologgia non è più un’opzione, ma un obbligo. E chi non si conforma, chi resiste a questa invasione tecnologica, viene punito con l’emarginazione. È questo il futuro che vogliamo?
Il Diritto di Dire No: L’Alternativa Deve Esistere
La libertà di scegliere come vivere non può essere sacrificata in nome della digitalizzazione
Non possiamo accettare un futuro in cui la vita analogica diventa impossibile. Non tutti vogliono vivere collegati a un dispositivo 24 ore su 24. Non tutti sono disposti a cedere la propria esistenza a un algoritomo.
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