Gli astensionisti: la maledizione di Platone

Votare o non votare?

Era questo il dilemma di voi bipedi alla vigilia delle Elezioni Europee.

La vostra fortuna è che sono un meticcetto tranquillo, perché vorrei essere uno di quei cagnacci cattivi con denti da tre centimetri per mordere il sedere a chi alle urne non è voluto andare.

Bravi astensionisti!

Detterò a mio padre in modo canepatico una sequela di ingiurie per farvi sentire in colpa, ma temo che non funzionerà.

Siete solo degli ingenui collaborazionisti che hanno fiutato come segugi i premietti sparsi da chi non voleva che votaste. Avete fatto il gioco dei padroni e del loro interesse a disperdere il voto danneggiando anche chi in modo legittimo ha sentito il dovere di esprimere una preferenza.

Quale superpotere vi arrogate di disporre per considerare ogni alternativa mendace?

Però vi sentite bene perché voi siete i dissidenti, voi siete i combattenti, voi siete gli eroi della fallace resistenza. Vi siete rinchiusi nel gregge autoreferenziale della rinuncia nell’illusione di affrancarvi dal gregge più grande dal quale intendete smarcarvi.

Decidere di non decidere vi porta a che cosa?

Il mio papi deve capire.

Allo scioglimento nell’acido di Nato, Oms, Onu e Unione Europea?

Forse in un trucco da film, oppure nei vostri sogni di anime belle che si accontentano di postare sui social robe tipo “Via dall’Unione Europea”.

Eppure un rigore lo avevate avuto alle elezioni che hanno portato al potere Giorgia, i suoi amici e i parenti stretti. E anche lì vi siete fottuti di paura come quando io vedo da lontano un cagnolone più massiccio di me. Avete preferito la non scelta, oppure vi siete frammentati in una galassia di gruppetti minori dove il capetto di turno intendeva affermare il proprio narcisismo, anziché guidarvi verso un’unione di disobbedienza più attiva.

In quel contesto speravate nel voto popolare: quando non siete stati capaci di superare lo sbarramento del 3% con chi vi siete incazzati?

Proprio con gli astensionisti!

Un altro rigore lo avete sbagliato adesso ed era prevedibile, un tiro a porta vuota con la palla mandata oltre le tribune. Dunque vi meritate tutto il male politico possibile, perché siete stati così pavlovianamente condizionati che per voi politica è sinonimo di male.

Vi meritate l’Italia deculturata come vogliono Giorgia e la sua destra; vi meritate la sterilizzazione della classe operaia che non è più un soggetto politico come vuole proprio la sinistra; vi meritate Presidenti di Regione beccati a fare i soliti affari con i vostri soldi, ve ne meritate altri che ancora impongono ricatti sanitari per concedervi il lusso del lavoro; vi meritate il Ministro della Difesa che avete, lui è diventato grande e grosso proprio grazie alle armi; vi meritate città come Milano e Roma che grazie a voi predicatori dell’astensionismo sono governate da giunte con numeri ristretti. Giunte che però lo mettono in quel posto anche a voi, gentili bipedi che leggete questi articoli dettati al mio papi.

Vigliacchi! Conigli!

Vi meritate anche i partiti che vogliono il servizio militare di nuovo introdotto in Italia; vi meritate i grandi camerieri del neocapitalismo che impongono agli stati sovrani l’aumento delle spese belliche.

Non sarete così fessi da sperare che questi pesi economici non ricadranno anche sulle vostre tasche, solo perché voi siete i puri che non si sono sporcati non andando a votare.

Vi meritate “rappresentanti speciali per l’Unione Europea” come Di Maio che mentre leggete è ospite di qualche ricevimento in un paese del Golfo Persico. Sta pasteggiando a ostriche e caviale Beluga che viene via per soli quattromila euro al chilo, brindando con un Armand de Brignac al vostro astensionismo.

Questo mentre voi dovete sostenere un bel mutuo e riempire la pancia dei vostri figli.

Anziché saltare su un campo da calcio, forse salteranno su un campo minato.

Potrebbe essere che il loro cervello sarà programmato da remoto e ricaricato con un filo elettrico, vi gusta l’idea?

Perché non fondate un nuovo soggetto politico a vostro piacimento?

Vi suggerisco il nome.

P.A.C. Partito Astensionisti Conclamati.

Sarebbe già sorprendente se riempiste le piazze per gridare “no Nato, no Oms, no Onu e no Unione Europea”, ma non basterebbe nemmeno quello. Avete già dimostrato di alzare le spalle preferendo una gita fuori città anziché rompere i coglioni al sistema sul serio.

E allora organizzatevi con i passi istituzionali ancora previsti dalle leggi che voi ripudiate.

Volete raggiungere un obiettivo popolare, ovvero una meta che davvero appartenga al popolo? Siate popolo e non mandria.

Raccogliete le firme necessarie per chiedere con decisione almeno un referendum sulle istanze che intendete sostenere. Purtroppo per voi è più semplice seguire i gatekeeper spammando qua e là le informazioni che vi fanno comodo. Siete gatekeeper anche voi a vostra insaputa!

Una formica da sola non fa nulla.

Dieci milioni di formiche buttano giù un palazzo.

Platone, il cane filosofo

Laureato in Filosofia, Fabio Carapezza vive sull’Appennino parmense. Dopo la raccolta di racconti “L’inconveniente di esistere” (2011) e la raccolta di battute e satira “Il fiore della crisi? Il crisantemo (2013)”, il suo primo romanzo è stato il noir “La collina degli ulivi”, seguìto dai due episodi di “Freddy il rospetto” per i lettori più giovani. Il romanzo distopico “La piantagione dei cervelli” è stato inserito tra i dieci finalisti in un’edizione del Premio Urania Mondadori.

https://bookabook.it/libro/la-piantagione-dei-cervelli/

www.fabiocarapezza.it

8 risposte a “Gli astensionisti: la maledizione di Platone”

  1. Avatar Michele

    risposta completa ed eccellente… in particolar modo, mi voglia spiegare il sig. filosofo perché il Parlamento europeo che votiamo non può fare le leggi (solo contestarle in prima ripresa) mentre la Commissione non votata fa le leggi… l’utilità dove è? per cosa si vota quindi? In più lei dice di aver preso parte al movimento 3v… ottimo! peccato che stranamente gli venga dato poco spazio… le cose che funzionano danno sempre fastidio e per questo nutro simpatia

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    1. Avatar Fabio Carapezza
      Fabio Carapezza

      Beh caro Michele, noto una certa leggerezza quando afferma che io “avrei preso parte del movimento 3 V”. Non è quanto ho detto, lei ha fatto passare il commento di un altro lettore per mio. Per natura anarchica e libertaria non mi sono mai voluto affiliare. Sono un cagnolino troppo ribelle che forse è più utile nella sua visione da quadrupede esterna ai vari gruppetti che tentano di creare spazi alternativi. Poi quello che lei dice circa il Parlamento europeo è molto vero. Ma io rischio di essere monotono con la medesima domanda che ormai ho posto a decine di esponenti del vostro partito astensionista, senza ricevere risposta naturalmente. Dunque che fare?? Vorrei leggere mezzo commento non lamentoso ma concreto, pragmatico e proponibile ai fini di un programma che non esiterei a votare alla prossima occasione istituzionale.

      Con distinta e coccolosa stima.

      Platone

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      1. Avatar Massimo Cantoni
        Massimo Cantoni

        Fabio credo tu abbia interpretato male il messaggio di Michele per il fatto che ha cliccato “rispondi” al tuo articolo anziché alla mia risposta. Il suo messaggio era rivolto a me, tranne nel caso in cui parlava del sig. filosofo (quello eri tu), per rimarcare, e in modo ancor più chiaro, quanto avevo scritto sulla maggiore inutilità del voto alle europee rispetto alle nazionali. Ma se ti scrivo ora è innanzitutto per completare ancora più la mia risposta di ieri, aggiungendo una domanda che riguarda un’altra motivazione all’astensione: non trovi anche tu che i partitini che per via dell’ego smisurato dei loro leader (ego che ho purtroppo toccato con mano e peraltro raramente giustificato dal loro percorso di vita)… ergo per via della loro voglia di arrivare a sedersi sulla benedetta poltrona, non si uniscono mai quanto servirebbe per superare la soglia di sbarramento e nemmeno si uniscono per rimuoverla (visto che a mio avviso non è giusta perché il parlamento dovrebbe riflettere esattamente ossia in modo proporzionale, la volontà popolare)… quasi si meritano di non essere votati?

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        1. Avatar Fabio Carapezza
          Fabio Carapezza

          Sì anche io ieri ho avuto difficoltà nell’inserire le risposte, tanto che quella al tuo primo commento ho dovuto farla pubblicare dalla redazione. Mi scuso con Michele, avevo ritenuto il suo commento rivolto all’articolo e dunque a Platone e a me. Certo, concordo con te nell’analisi dei ritardi per giungere a un fronte comune. Solo a Parma si contano almeno dieci sigle tra movimenti e comitati. Mi risulta che l’auspicabile unione sia l’obiettivo ma resta valida la tua osservazione. Il dubbio che ci sia la ricerca della poltrona anche nelle energie nuove viene.

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  2. Avatar Massimo Cantoni
    Massimo Cantoni

    Cerco di replicare nel più breve tempo possibile. M ritrovo in una sorta di ritiro, per cui mi si perdonino eventuali errori che riguardino il contenente e non il contenuto.

    Essere laureati in filosofia significa essere stati attratti dalla filosofia, ma non significa essere filosofi, proprio in virtù del fatto che si è attratti anche da ciò che non si ha abbastanza dentro di sé, e non è affatto detto che l’università riesca a colmare quel vuoto.

    Se parto da questa premessa, è perché in questo articolo, peraltro ben scritto, coinvolgente, a tratti anche molto originale e con considerazioni anche giuste e/o interessanti, vedo solo le esternazioni di un poeta romanziere o giustappunto di un cane filosofo.

    Avendo io scelto a sto giro elettorale la via del voto per le comunali e la via dell’astensione per le europee, ricevere delle critiche negative per una delle mie due scelte, fa innanzitutto piacere perché amo sempre conoscere altri punti di vista che possano servire correggere il mio tiro, ma obbliga anche una risposta qualora le critiche siano ritenute in qualche modo non tutte appropriate o magari non siano complete. Già, esistono altre ragioni per avercela con gli astensionisti. Ora però mi limiterò a fare notare l’aspetto più banale della questione trattata, ma non per questo meno rilevante.

    Non credo si possa creare una categoria unica degli astensionisti ed avercela in un modo così apertamente duro con tutti, o almeno non basandosi sulle motivazioni della loro astensione, poiché le motivazioni possono essere anche molto diverse, perfino opposte. Si va da quelli secondo cui essendo che la democrazia è innanzitutto partecipazione, disertare le urne significherebbe delegittimare il sistema, a quelli che avendo magari sempre votato, hanno potuto toccare ogni volta con mano che il loro voto non è mai servito a nulla o comunque non a cambiare le cose a livello della loro parte sostanziale, a quelli che si sono stufati di votare il meno peggio visto che mai nessun movimento o partito rappresentava i loro principi e valori profondi né offriva un modello socio-economico che fosse alternativo ossia veramente diverso e migliore, a quelli che sono convinti che non si può cambiare il sistema utilizzando gli stessi strumenti che ti offre il sistema, della serie “se votare servisse veramente al popolo, non glie lo lascerebbero fare” e del resto abbiamo visto che non solo gli eletti disattendono quasi puntualmente le promesse elettorali, ma i governi  hanno saputo talvolta aggirare in modo subdolo perfino l’esito di un referendum popolare abrogativo. Ma il voto alle europee, per molti aveva una ragione in più per non essere espresso, ed è il fatto di sapere che nel migliore dei casi si avrebbe contribuito ad eleggere qualcuno che sarebbe stato praticamente disarmato rispetto alla volontà di quella trentina di membri della commissione che invece non sono eletti dal popolo. E la motivazione secondo cui bisognava comunque votare perché così all’interno del parlamento europeo ci sarebbe stato qualcuno che come un giornalista d’inchiesta ci avrebbe detto cosa sta via via bollendo in pentola ossia cosa stanno preparando questa volta per noi, purtroppo da molti non è stata ritenuta una motivazione sufficiente. Potremmo anche concludere questo elenco con quelli che non vanno a votare perché sanno  di non essere abbastanza informati e perciò preferiscono non esercitare il loro diritto al voto piuttosto che rischiare di compiere una scelta sbagliata.

    Ora indipendente dal fatto che qualcuna di tali motivazioni possa effettivamente giustificare l’astensionismo… non credo sia sulla base di alcuna di queste, cioè sulla base di considerazioni razionali, quand’anche fossero supportate dall’esperienza pratica, che si possano ottenere elementi sufficienti per decidere se astenersi o meno con la garanzia di fare la cosa giusta, o sufficienti per permettersi di giudicare le scelte altrui. Per quanto mi riguarda, non faccio più nulla senza l’avvallo del mio cuore, per cui prima del voto ho detto a tutti che questa volta non sapevo cosa era veramente giusto scegliere, e che avrei deciso all’ultimo momento, all’entrata del seggio, poiché ormai ho capito che è solo all’ultimo momento che io non riesco più a raccontarmela e/o sento più forte le indicazioni della mia vocina interiore (a patto che io in quel momento non sia troppo agitato).

    Detto questo, condivido i due pensieri di fondo che deduco dall’articolo (spero di non sbagliarmi nell’ interpretare) quello secondo cui volente o nolente, l’astensionismo è pur sempre una sconfitta, e quello secondo cui qualunque siano le ragioni, le cause, che portino a praticare l’astensionismo, queste non hanno consistenza né valore, se prima non si sarà fatto se non tutto il possibile, almeno qualcosa per rimuoverle. Ad esempio chi non ha votato alle europee con la motivazione che la rappresentanza europea è di fatto una farsa, ebbene avrebbe dovuto prima chiedersi cosa ha fatto quando sono state stabilite le regole dell’unione europea, dai trattati di Maastrict del 1992 al trattato di Lisbona del 2007. Cioè ha avuto come minimo 17 anni di tempo per lamentarsene e fare qualcosa, ed è effettivamente deprimente che lo faccia solo al momento delle elezioni. Io invece proprio nel 1992 ho iniziato a fare politica con il movimento per la democrazia la rete e alle ultime comunali ero candidato con il movimento 3V. Per questo forse, dico forse, la mia scelta astensionista di oggi, meritava maggior rispetto da parte del cane Platone, che non è affatto detto che per il solo fatto di aver votato pur sapendo a priori di andare a perdere (scelta questa peraltro molto apprezzabile essendo che è ciò che fa chi rispetta un codice morale/etico di tipo deontologico) sia meno collaborazionista e vigliacco di me.

    Massimo Cantoni da Parma

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    1. Avatar redazione

      Ciao Massimo,
      ti ringrazio molto per avere letto questo pezzo esponendo quello che pensi. Proprio questo è l’intento del mio peloso ispiratore, accendere la miccia anche nel cosiddetto “nostro mondo”, ossia in quella parte purtroppo ancora minoritaria che comprende quanto ci vogliano rompere il di dietro in ogni settore delle nostre vite. Entro nel merito dicendoti che sono d’accordo che non si possa categorizzare una scelta diversa dalla mia con la nomenclatura generale di “astensionismo”. Lo scopo, e non è detto che il peloso e io ci stiamo riuscendo, è quello di fare pezzi di non più di due pagine, come sassate lanciate in uno stagno. Occorrerebbe un trattato ben più complesso per descrivere le differenze tra i vari tipi di astensione, e questo non è possibile in articoli da inviare a un sito web. Certamente i toni avrebbero potuto essere diversi, forse più annacquati, ma devi credermi: li ho calcati non certo per offendere qualcuno o la sua sensibilità: si tratta solo di un tentativo (ripeto, non ho la saccenza di affermare che sia la formula giusta) per vedere se tutti noi siamo ancora vivi o se ci accontentiamo solo di subire ciò che non è accettabile. Perché comprendo bene le ragioni sociologiche, umane e personali per essersi astenuti. Per contro non trovo controdeduzioni sul fare, sul creare, sull’agire in modo attivo che non sia inoltrare messaggi “complottisti” su Telegram. Almeno il peloso alla fine del pezzo uno straccio di proposta provocatoria la fornisce: organizzare un referendum con raccolta firme almeno per contarsi e misurare la temperatura ai compatrioti tutti. Tu hai fatto politica attiva e hai visto da vicino lo schifo che ci circonda. Io sono un visionario e alla politica in senso puro ci voglio credere ancora.
      Il movimento deve essere unitario e procedere verso una meta che sembra irragiungibile, ma a rischio di ripetermi domando ancora: che alternative offrono coloro che non hanno voluto passare attraverso la democrazia diretta del voto?
      Ti rinnovo la mia riconoscenza insieme a quella del cagnolino che ti rivolge la zampa, sperando che continuerai a leggere i nostri articoli.
      Fabio con Platone

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  3. Avatar redazione

    Platone, da che parte stai? Perché andare a votare.. a sinistra, per quei criminali che ci hanno imposto i vaccini killer mediante velato ricatto.. o per la destra, che di quei vaccini sta facendo finta di niente e non considera minimamente i danneggiati da vaccino? Dimmi Platone, le pulci ce le hai ancora tra il pelo, o ti sono entrate in testa?
    🧐. Edmondo

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    1. Avatar Fabio Carapezza
      Fabio Carapezza

      Eh caro Edmondo, come peloso le pulci cerco sempre di non prenderle quando corro nelle praterie della libertà. A proposito di pulci e di parassiti che citi sia a destra che a sinistra, ci vorrebbero “commenti nuovi di zecca” con proposte più concrete. Il mio papi, sotto dettatura, le ha avanzate alla fine del pezzo che hai letto. Ma tu? Oltre a lamentarti perché ci prendono a pedate che fai? Per le Europee c’erano almeno tre sigle pacifiste o dichiarate come tali. Perché ti sei girato dall’altra parte, o te ne sei andato a prendere la tintarella in spiaggia continuando a lamentarti della politica di sempre?

      Fabio con Platone

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