Ma la sanzione deve essere definitivamente cancellata
Grazie ad un emendamento proposto da Leghista Bagnai, la sanzione riservata ai soggetti non vaccinati, con età pari o superiore ai 50 anni, prevista dall’art. 4-sexies, commi 3, 4 e 6 del DL n. 44/2021, la cui scadenza era già stata spostata al 30/06/2024 dall’art. 7, comma 1 bis del D.L. 31/10/1922 n. 162, verrà, ora, con ogni probabilità, ulteriormente prorogata al 31/12/2024, grazie all’emendamento citato al D.L. 215 del 30/12/2023, cosiddetto decreto “mille proroghe”.
La storia di questa sanzione, del tutto iniqua ed incostituzionale, sta assumendo toni grotteschi.
Si veda, di seguito, la relativa vicenda, che abbiamo seguito passo per passo:
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In ogni caso, gli aspetti che si vogliono mettere in rilievo in questa sede sono i seguenti:
- scorrettezza da parte del Ministero della Salute ed Agenzia Riscossione nell’aver continuato dal 01/11/2022, e per tutto il 2023, a notificare le cartelle esattoriali con l’irrogazione della sanzione, nonostante la sospensione, prevista per legge, di ogni attività avente ad oggetto l’irrogazione delle sanzioni, che, necessariamente, come sottolineato più volte, ricomprende anche la notifica dell’avviso di addebito. Questo aspetto ha costretto diversi soggetti a dover ricorrere, nei successivi 30 giorni, al giudice di pace, al fine di scongiurare il decorso dei termini. Si ritiene in ogni caso, che il provvedimento notificato, debba considerarsi inefficace, vista la sospensione, e che quindi, cessata la moratoria, necessariamente debba essere rinotificata la cartella ai destinatari, se Agenzia Riscossione voglia effettivamente procedere all’incasso del dovuto, rimettendo così, come giusto che sia, nei termini i destinatari ai fini dell’eventuale ricorso avanti il giudice di pace.
- La mancanza di coraggio da parte del Governo di procedere alla definitiva abrogazione di questa tassa sulla libertà. Il minor gettito, derivante dal supposto mancato incasso di questo balzello, probabilmente non arriverà ad un effettivo mancato incasso superiore a 100 milioni di euro, tenuto conto, ad esempio, che il solo Festival di San Remo costa da solo tutti gli anni circa 20 milioni di euro.
La dignità dei cittadini, il rispetto dei loro diritti esistenziali, non può di certo, ed in alcun modo, essere vincolata a meri calcoli contabili.
Ci si attende, quindi, che il prossimo provvedimento governativo in materia, non possa che essere quello avente ad oggetto la definitiva abrogazione di questa gabella.
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