Per anni, la narrazione ufficiale ha sostenuto con fermezza l’efficacia dei vaccini anti Covid-19 come strumento decisivo per ridurre la mortalità e gestire la pandemia. Questa visione si è spesso basata su complessi modelli matematici e studi statistici. Ma cosa succede se mettiamo da parte i modelli e ci limitiamo a osservare i dati nudi e crudi, quelli ufficiali e pubblici che chiunque può consultare?
Un’analisi diretta dei grafici ufficiali sulla mortalità e sulle somministrazioni dei vaccini in Italia rivela aspetti sorprendenti, quasi controintuitivi, che sollevano importanti interrogativi. Questo articolo esplorerà quattro evidenze emerse dalla semplice sovrapposizione di questi dati, concentrandosi sulla fascia di età più anziana (80-89 anni), quella considerata più a rischio.
Le 4 Evidenze Controintuitive dai Grafici Ufficiali
Senza ricorrere a complessi modelli statistici, ma semplicemente sovrapponendo i grafici ufficiali, emergono quattro osservazioni che mettono in discussione la narrazione consolidata. Vediamole una per una.
La campagna vaccinale è iniziata quando i decessi erano già in calo
Il primo dato fondamentale riguarda il contesto temporale. Le prime somministrazioni dei vaccini in Italia sono iniziate negli ultimi giorni del 2020. In quel preciso momento, il picco della seconda ondata di decessi, raggiunto intorno al 20 novembre 2020, era già stato superato. La curva della mortalità era quindi già in una fase di naturale e costante discesa.
L’aspettativa logica era semplice: se i vaccini fossero stati efficaci nel ridurre la mortalità, la loro introduzione avrebbe dovuto accelerare questa discesa, rendendola più rapida e ripida. Invece, i dati mostrano uno scenario del tutto diverso.
L’inizio delle vaccinazioni ha coinciso con un’inversione di tendenza della mortalità
Contrariamente alle aspettative, non solo la curva dei decessi non ha accelerato la sua discesa, ma l’ha bruscamente interrotta. Subito dopo l’inizio delle vaccinazioni, la curva ha smesso di scendere e ha iniziato a risalire, per poi riprendere la sua normale discesa solo in un secondo momento. In particolare, la risalita dei decessi mostra una concomitanza temporale quasi perfetta con l’impennata delle somministrazioni delle seconde dosi, un dettaglio che rende la correlazione ancora più difficile da ignorare.
La sincronia temporale tra i due fenomeni è impressionante. Questa “fase anomala” di inversione di tendenza è iniziata proprio in concomitanza con le prime somministrazioni (prime e seconde dosi). L’andamento “fisiologico” di discesa è ripreso solo quando quella fase intensa di somministrazioni si è conclusa. Come riassume l’analisi originale:
Qualunque causa abbia potuto distorcere la fase di discesa della mortalità Covid-19 dall’andamento fisiologico […] è intervenuta il giorno stesso in cui sono iniziate le somministrazioni delle prime due dosi, ha intensificato la sua azione con l’intensificarsi delle somministrazioni, ed ha esaurito il suo effetto quando sono cessate le somministrazioni.
Le curve cumulative mostrano una crescita costante, non la fine delle ondate
Un altro modo per leggere i dati è attraverso la curva cumulativa dei decessi. In parole semplici, dopo un’ondata epidemica (che graficamente assomiglia a una “campana”), la curva che somma i decessi giorno per giorno dovrebbe assumere una forma a “S” per poi diventare orizzontale. Una linea orizzontale indica che i decessi legati a quell’ondata sono terminati.
Tuttavia, osservando i dati reali, si nota che soltanto la prima ondata del marzo 2020 ha seguito questo andamento, approssimando la classica curva a “S”. Da quel momento in poi, e in particolare durante il periodo delle terze dosi e successive, la curva cumulativa dei decessi Covid-19 per la fascia 80-89 anni ha continuato a crescere costantemente, senza mai appiattirsi in modo definitivo. Questa crescita costante suggerisce una mortalità continua, non la conclusione netta delle ondate epidemiche che ci si sarebbe aspettati.
Il paradosso del Centro-Sud: più decessi dopo l’inizio dei vaccini
L’analisi dei dati a livello regionale ha rivelato un fenomeno ancora più drammatico in alcune aree del Paese. Nelle regioni del Centro e del Sud, come Sardegna e Calabria, l’osservazione è netta e sconcertante.
In queste regioni, il numero di decessi attribuiti al Covid-19 registrati dopo l’introduzione delle vaccinazioni è stato superiore al numero di decessi avvenuti prima dell’inizio della campagna vaccinale. Questo dato, evidente anche dall’eccesso di mortalità per tutte le cause, solleva “ulteriori interrogativi” sull’impatto reale della campagna vaccinale in quei specifici contesti.
Conclusione: Cosa Ci Dicono Davvero i Dati?
È importante sottolineare che questa analisi non intende dimostrare un nesso causale diretto tra vaccinazioni e decessi. Il suo scopo è più semplice e fondamentale: evidenziare come una banale osservazione dei dati ufficiali mostri una correlazione temporale che contraddice l’aspettativa di un effetto positivo e immediato dei vaccini sulla discesa della mortalità. Alla luce di queste semplici quanto incontrovertibili evidenze, emerse dalla sovrapposizione di dati pubblici, l’effettivo impatto delle somministrazioni andrebbe forse rivalutato?
Per un approfondimento rimandiamo al contributo di Stefano Albertini, pubblicato sul sito del Comitato Civico di Controllo
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