Sindacato d'Azione, a tutela dei Diritti delle Persone

Prof. Daniele Trabucco.

Leggetelo con attenzione e poi ponetevi queste quattro semplici domande:

1) Non si configura un tipico caso di fallacia “ad hominem”, in cui l’attenzione è spostata sulla presunta appartenenza a una categoria stigmatizzata piuttosto che sull’analisi del merito delle posizioni?

2) Non vi è un errore logico riguardante la pretesa incompatibilità tra la nomina di un professionista con vedute critiche e la composizione di un organo tecnico a livello ministeriale? In un contesto scientifico, la pluralità di approcci e l’esame di opinioni divergenti costituiscono un arricchimento, non una minaccia. L’articolo, al contrario, sembra invertire il criterio della ricerca scientifica, che progredisce proprio grazie alla messa in discussione di paradigmi consolidati anche da tempo;

3) Quando si citano le reazioni di alcuni esponenti del mondo medico, esse non vengono riportate, forse, come se fossero confutazioni di merito, ma in realtà consistono in valutazioni generiche sulla “coerenza” o sulla “mancanza di credibilità” senza alcun riferimento a studi, dati o errori concreti commessi dalla persona in questione?

4) Non si evidenzia anche un uso distorto della petizione online come “prova” di una legittimità democratica della critica alla nomina? Da quando una raccolta di firme ha alcun valore epistemico in campo scientifico? L’autorevolezza di un parere medico non deriva dal consenso popolare, ma dalla solidità delle evidenze. Presentare le 8.400 firme come elemento rilevante in un dibattito tecnico-scientifico è una fallacia “ad populum”, dove la popolarità è impropriamente usata come misura della verità.

Usiamo bene la ragione contemplativa, rispettiamo tutte le posizioni, ma la scienza non è scientismo. Tratteniamo paolinamente il buono e buttiamo tutto il resto.