Il Consiglio dei Ministri, riunitosi il 10 ottobre, ha nuovamente prorogato lo stato di emergenza legato ai flussi migratori, decisione che ormai sembra essere diventata una prassi. Questo stato di emergenza viene protratto senza mai affrontare la questione alla radice, continuando a mantenere migliaia di migranti in un limbo legale e umano. Il governo, invece di mettere in campo soluzioni concrete per la gestione dei flussi, continua ad allungare una situazione emergenziale che, a conti fatti, è tutt’altro che eccezionale.
Una crisi che si alimenta da sola
Il comunicato stampa rivela quanto la situazione sia lontana dall’essere risolta. La proroga è necessaria, si dice, per permettere ai migranti di rimanere nei centri straordinari mentre i loro ricorsi contro il diniego del permesso di soggiorno per motivi umanitari vengono valutati. Tuttavia, questi centri, spesso inadatti sotto il profilo dell’agibilità e dell’abitabilità, non offrono condizioni di vita degne. Il risultato? Non solo i migranti sono costretti a vivere in condizioni precarie, ma anche le comunità locali ne soffrono, con una crescente tensione sociale e disagi che potrebbero essere evitati con politiche più efficienti e lungimiranti.
Le cause nascoste della proroga
Dietro la facciata della “necessità umanitaria” si nasconde un’amministrazione incapace di gestire i flussi migratori con strumenti ordinari. Il problema non è l’improvviso aumento degli arrivi, che il governo stesso definisce “in flessione”, ma l’inerzia sistemica e l’arretrato giudiziario. Le Commissioni territoriali, responsabili della valutazione delle richieste di asilo, faticano a smaltire i casi, e i tempi per la risoluzione dei ricorsi giurisdizionali si dilatano, prolungando così la permanenza dei richiedenti nei centri d’accoglienza.
Una finta soluzione per un vero problema
Il governo continua a prorogare lo stato di emergenza e a costruire nuovi centri, come se la soluzione fosse semplicemente aumentare la capacità di accoglienza. Ma ciò che manca è una risposta strutturale e sostenibile, che affronti le radici della questione migratoria, piuttosto che spostare i problemi di mese in mese. Si parla di un “Nuovo Patto Europeo Migrazione e Asilo” che dovrebbe risolvere tutto, ma nel frattempo, le persone continuano a vivere in condizioni di emergenza prolungata, e il paese ne paga le conseguenze in termini di coesione sociale e risorse economiche.
Una rete d’accoglienza insufficiente
Il comunicato riconosce inoltre che la rete di accoglienza esistente non è sufficiente a garantire un flusso ordinato e dignitoso dei migranti. La cosiddetta emergenza Ucraina è usata come ulteriore giustificazione per l’inefficienza del sistema. In realtà, ciò che appare chiaro è che il sistema di accoglienza italiano è vittima della propria gestione caotica e frammentata.
I migranti, inoltre, in Italia non vengono inseriti in veri percorsi di integrazione e formazione ma di fatto vengono lasciati a sé stessi, liberi di tentare di sopravvivere come possono e come possiamo immaginare, in un paese straniero a loro totalmente sconosciuto.
Il governo, con questa ennesima proroga, non fa che continuare una spirale di inazione, rimandando una crisi che richiederebbe riforme profonde e un approccio radicalmente nuovo. Ma forse è proprio questo che si vuole evitare: affrontare il problema significherebbe mettere in discussione l’intero sistema.
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