
Povera patria
Schiacciata dagli abusi del potere
Di gente infame, che non sa cos’è il pudore
(Franco Battiato)
Il mio umano numero uno mi fa un po’ pena: si preoccupa più della mia salute che della sua. Si affanna nello stato mentale della ruminazione ossessiva perché comprende i pericoli del Nuovo Disordine Mondiale.
Il vostro telencefalo non vi serve a niente se continuate a farlo dormire nel disinteresse. Vi alzate stanchi, bestemmiate perché è già ora di timbrare il cartellino, per farvi coraggio vi sparate bombe di caffè e zuccheri al bar, poi dovete fare gli schiavi di qualcuno che s’illude di essere meno schiavo di voi solo perché vi paga. Con quei soldi schifosi tornate a bestemmiare per le bollette, le tasse, la spesa che costa sempre di più, e con gli avanzi nel fondo del portafogli vi dedicate finalmente a qualche passatempo che renda meno triste la vostra esistenza. Vi lanciate i legnetti da soli per gratificarvi come fa il mio papi con me, quando mi porta a correre.
I rimpianti sono il cancro che corrode ogni istante vissuto, fate di tutto per non pensare alla sabbia che si consuma nella clessidra.
Troppi granelli sono quel ricordo di una relazione sentimentale mancata, oppure lo strumento musicale che avreste voluto studiare da giovani, venduto in qualche mercatino di seconda mano al prezzo del vostro fallimento.
Magari un viaggio di sei mesi in un paese esotico di cui vi eravate comprati la guida della Lonely Planet ma abbandonando il progetto per mancanza di tempo, perché non avete avuto il coraggio di mandare a fanculo il posto fisso (di questi tempi conviene tenerselo) che però non vi ha realizzato.
Vi fate bastare la vita, vi interrogate su COSA vi faccia sentire realizzati, e quando ci sono le elezioni sempre meno di voi vanno a votare. Fra un legnetto e l’altro continuerete a imprecare contro il sindaco, la giunta comunale, quella regionale, il governo, il Parlamento, lo Stato con le sue leggi nemiche del cittadino, l’Europarlamento, il Premierato Interstellare dei poteri occulti e della finanza speculativa, contro il quale non potete fare nulla.
Come quadrupede non ho una vista acuta come voi.
Eppure fiuto la vostra cecità, e quella più buia è l’abdicazione a ogni tentativo di riscossa, a qualche forma rivoluzionaria di speranza che possa mantenervi dignitosamente in vita.
Ecco, vorrei per voi almeno una speranza rivoluzionaria, rabbiosa e incontrollabile!
Il mio padre senza peli ricorda ancora il primo accesso alle urne una volta diventato maggiorenne, e nel corso degli anni ha assistito come tanti al degrado morale del Paese. Egli si considera fieramente italiano, da giovane lo dichiarava con orgoglio nelle piantagioni di frutta australiane quando incontrava viaggiatori come lui di qualche altro paese: insieme, quella frutta la raccoglievano per potersi permettere di viaggiare ancora e ancora…
I dati confermano che l’astensionismo riguarda soprattutto proprio i giovani, sempre più devitalizzati, sempre più indifferenti al mondo che li circonda come un nemico che avanza sul fronte.
Le motivazioni dell’astensionismo sono sempre le stesse: gli eletti sono solo teatranti in uno spettacolo che non riguarda il popolo, quelli che si candidano non danno fastidio ai loro referenti, e dunque non possono disattendere ciò che è deciso dai burattinai; non si ha più fiducia nelle istituzioni, del resto le regole del gioco non si cambiano con le regole del gioco stesso, e le elezioni altro non sono che una parte da recitare in una sceneggiatura fintamente democratica.
Il mio papi definisce questa legittima e comprensibile posizione come nichilismo della responsabilità. Se si chiede ai diffusi esponenti dell’astensionismo di fornire qualche soluzione alternativa, si avvertono in risposta dubbiosi mah, boh, chissà; i più intellettuali e teorici propongono addirittura delle Costituenti per rifondare il Paese a partire dalla carta pulsante della Costituzione. Se si fa notare ai cosiddetti “oppositori del sistema” che anche loro dentro al sistema ci sguazzano come trote infangate in attesa della morte per asfissia, viene risposto: «Eh ma io sono contro le lobbies e le multinazionali e sono contro i loro referenti nella politica.»
Però nel frattempo sono titolari di una carta di credito, fanno acquisti su Amazon, hanno lo Spid e alla sera passano il tempo a prendersela con Zuckerberg proprio su Facebook.
Così lo ingrassano ma almeno si sentono dissidenti.
È vero, voi umani italici vivete in una povera patria schiacciata dagli abusi del potere, ma quella patria la fate proprio voi. Volete solo dedicarvi alla sabbia inquinata della vostra clessidra, l’impalpabile e vanagloriosa patria di voi stessi.
Il resto è delegato a qualcun altro, che così potrà diventare il nuovo capro espiatorio da colpire nel vostro prossimo post sui social.
Non iniziate a tentare il cambiamento delle regole nel gioco, ma a migliorarle. A livello locale potreste già conoscere qualche candidato. Forse è valido e voi non lo sapete, magari ha un senso etico superiore ai predecessori che vi hanno tradito. Perché allora non provare a dargli fiducia? Perché rinunciare al futuro per opera delle delusioni passate? Sarebbe come sperare di raggiungere la cima di un monte senza prima affrontare la scalata.
È più fruttuoso scegliere il male minore, anziché non scegliere del tutto con il rischio che imperversi il male maggiore. Se ciò accadesse, voi seguaci dell’astensionismo di protesta sareste responsabili indiretti della sconfitta.
Altro che l’hashtag #noninmionome con cui vi assolvete da soli.
Il mio adorato papi aggiunge che il potere di sistema gode dell’astensionismo, poiché in ogni caso potrebbe contare su numeri sufficienti per fottere anche chi alle urne non ci va.
Guardatevi dentro e scegliete con etica della responsabilità chi potrebbe meglio rappresentare la vostra idea di mondo.
Forse moriremo tutti lo stesso sotto una bomba atomica.
Voi umani, noi pelosi, questa Terra sempre più pericolante.
Ma prima dell’ultimo respiro, se ve ne sarà concesso il tempo, potrete dirvi allo specchio: «Muoio puro, muoio con dignità, muoio con la mia idea di mondo che non è sporca di sangue come la vostra, assassini.»
Platone, il cane filosofo
Laureato in Filosofia, Fabio Carapezza vive sull’Appennino parmense. Dopo la raccolta di racconti “L’inconveniente di esistere” (2011) e la raccolta di battute e satira “Il fiore della crisi? Il crisantemo (2013)”, il suo primo romanzo è stato il noir “La collina degli ulivi”, seguìto dai due episodi di “Freddy il rospetto” per i lettori più giovani. Il romanzo distopico “La piantagione dei cervelli” è stato inserito tra i dieci finalisti in un’edizione del Premio Urania Mondadori.
https://bookabook.it/libro/la-piantagione-dei-cervelli/
Siamo onorati di ospitare l’opinione del Cane Filosofo Platone, che argomenta a favore delle votazioni. Riteniamo però il dibattito aperto e riconosciamo la validità delle posizioni opposte sull’astensionismo. Crediamo che l’astensione possa anche ssere vista come un legittimo diritto politico al non voto, volto alla delegittimazione di un sistema di rappresentanza percepito come incapace di autocorreggersi.
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