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La pace attraverso gli occhi di un cane

Mi chiamo Platone, sono un meticcio peloso di quasi sei anni appartenente alla classe dei mammiferi, famiglia canidi, specie canis familiaris.

Sabato 11 maggio il mio papà umano mi ha portato con sé a Parma, al Corteo per la Pace organizzato dal Sindacato d’Azione, il Coordinamento Announo e altre realtà del territorio che la pace la desiderano con forza. Essa è una necessità ontologica in voi che vi definite “homines sapientes”, avreste molto da imparare dai cagnolini placidi come me.

Il mio papà umano si aspettava Piazzale della Pilotta affollato di cittadini pronti a sfilare come quando il Parma Calcio è stato promosso in Serie A. In quella circostanza, il centro era stato invaso da migliaia di tifosi felici di fare festa con le bandiere gialloblu, i cori da stadio e gli elogi alla proprietà straniera che ha riportato la squadra dove merita di rimanere.

Però alla manifestazione c’erano solo cinquanta disobbedienti: i “soliti noti”, quelli che non hanno paura di sbattere la verità in faccia al potere senza curarsi delle conseguenze. Oggi parlare di pace sembra scomodo, non si può urlare “Palestina libera” o si passa per nazisti, non è consentito esprimersi contro il governo o ciò che “insegna” la televisione, ottima maestra quando si tratta di lavare il cervello alle masse. Io mi sono seduto accanto a una bandiera, e ho ascoltato insieme al mio papà umano gli interventi dei relatori. Voglio darvi qualche numero, affinché facciate lavorare quegli ottantacinque miliardi di neuroni che vi vantate di possedere a differenza di noi piccoli pelosi.

In Italia, nella produzione di armi, sono impiegati cinquantaduemila lavoratori. La prima azienda europea è italiana: Leonardo, che è controllato dallo Stato per il 30%, e il cui titolo in borsa è cresciuto di quasi la metà negli ultimi sei mesi (fonte Panorama).

In totale, nel mondo, fabbricare armi per garantire la pace vale duemilacinquecento miliardi di dollari. Ci sono molti espertoni e statisti pronti a dire che questi numeri devono aumentare.

Volete la pace o il condizionatore?

Se fossi umano come voi risponderei “vogliamo sia la pace che il condizionatore, non intendiamo seguirvi sulla strada della distruzione totale perché ce lo dicono Macron, Monti, Draghi, Ursula, e tutti gli altri che delle istanze pacifiste se ne sbattono”.

Ma voi homines sapientes, sabato eravate impegnati a fare le gite al mare, a dedicarvi ai fatti vostri o a godervi il tiepido sole di maggio guardando le vetrine e gustandovi un buon gelato. Ho visto gelaterie con la gente fuori in coda ad attendere con pazienza la propria gratificazione dolciaria, quasi scocciata che un corteo con il megafono disturbasse la loro indifferenza. Ho notato qualcuno unirsi per il tempo necessario a fare un video da postare su Facebook e Tiktok, per poi uscire dal gruppo che si è diretto verso Piazza Garibaldi.

Ancora caldo, io sono un peloso e non sudo, ma boccheggiavo per la calura e il mio papi mi ha preso una bottiglietta di acqua fresca in un bar. C’erano giovanissimi ingobbiti sui cellulari, altri gruppi sorridevano, qualcuno aveva sviluppato quattro pollici per tambureggiare meglio sulle tastiere. Come se la pace fosse un’istanza che alle nuove generazioni non interessa. Ma io c’ero, insieme al mio padre umano e a tutti gli altri che si sono lasciati fotografare e riprendere volentieri dalle forze tutrici dell’ordine, neanche fossimo dei terroristi pronti a farci esplodere davanti ai palazzi del potere.

State tranquilli, rilassatevi e pensate al prossimo finesettimana, quando deciderete di andare in montagna anziché al mare.

Io ho fiducia in voi homines sapientes.

Fino a quando resterà anche un solo manifestante capace di andare in piazza a fare sentire il proprio grido di libertà e pace, forse per questo mondo ci sarà ancora una possibilità.

Fabio Carapezza

Laureato in Filosofia, Fabio Carapezza vive sull’Appennino parmense. Dopo la raccolta di racconti “L’inconveniente di esistere” (2011) e la raccolta di battute e satira “Il fiore della crisi? Il crisantemo (2013)”, il suo primo romanzo è stato il noir “La collina degli ulivi”, seguìto dai due episodi di “Freddy il rospetto” per i lettori più giovani. Il romanzo distopico “La piantagione dei cervelli” è stato inserito tra i dieci finalisti in un’edizione del Premio Urania Mondadori.

www.fabiocarapezza.it

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