Fra drammi e “supponenza” delle istituzioni
Le decisioni imposte dall’alto, inaudita altera parte, violano il principio di sovranità
Con questo intervento desideriamo, per un attimo, scrivere di altro, rispetto alle importanti tematiche, tipiche della nostra area, che usualmente trattiamo.
Parliamo di migranti, profughi, fuggiaschi, perché lo riteniamo, anch’esso, un tema importante: forse il tema per eccellenza, almeno per l’Italia, considerato che i primi sbarchi di massa dall’Albania sono datati primi anni ’90.
Un fenomeno che da allora non si è mai più fermato e che negli anni, fra accelerazioni e rallentamenti, è diventato strutturale.
Un tema del genere, evidentemente, per poter essere affrontato, con particolare attenzione rivolta alle cause ed effetti, abbisognerebbe di spazio, tempo e competenze, “ingredienti”, questi, ben difficilmente condensabili in questo contesto.
Ci sentiamo, però, di poter svolgere alcune considerazioni che riteniamo particolarmente importanti.
E con la premessa che chi scrive ha avuto modo di seguire da vicino le vicende di tanti richiedenti asilo, i quali nella maggior parte dei casi erano costituiti da persone fuggiasche da situazioni drammatiche se non allucinanti nella propria patria. Persone attraversanti a piedi deserti, catturati da squadroni della morte e rinchiusi, senza ragioni, in prigioni libiche, per poi essere scaraventate all’improvviso in mare, senza sapere la destinazione, su traballanti barconi, alcuni dei quali inabissatisi durante la traversata. Non nascondo che il riuscire ad ottenere un permesso di soggiorno per motivi umanitari per qualcuno di essi ha dato un senso profondo alla professione esercitata.
Ecco alcune riflessioni su queste migrazioni:
- SI TRATTA DU UN FENOMENO NATURALE?
- Si tratta di un fenomeno sociale naturale che viene, però, lasciato accadere non inconsapevolmente. Riteniamo che la spinta che proviene dal sud del mondo non sia per nulla casuale. Certo la gente scappa dalla povertà, dalle guerre ed anche dalla prigione in taluni casi, ma tutto ciò viene lasciato accadere dalle nazioni players del vecchio continente e non solo, anch’esse, al di là del gioco istituzionale, eterodirette, al fine di perseguire obbiettivi macro economici e di geo politica, creando pressione sulla porta debole del sud Europa che l’Italia rappresenta.
- QUALE E’ LA FINALITA’ DI QUESTO FENOMENO?
- Crediamo che non sia sbagliata la vecchia teoria marxista che individua nella massa di migranti un esercito di lavoratori di secondo livello, attraverso il cui arrivo si ottiene l’appiattimento verso il basso delle retribuzioni. Significativa, a tal proposito, fu la decisione di qualche anno fa, della Germania, di accettare preferibilmente migranti siriani, in quanto tecnicamente più qualificati.
- La necessità di sopperire alla drastica diminuzione delle nascite è, poi, un’altra evidente problematica al cospetto della quale occorre trovare soluzioni: la popolazione italiana, composta da circa 60 milioni di abitanti, consta di 6 milioni di stranieri. Il nostro sviluppo demografico endogeno è fermo al 1974.
- PERCHE’ LE MIGRAZIONI VENGONO SUBITE PASSIVAMENTE E NON GOVERNATE ATTIVAMENTE?
- Si tratta, evidentemente, di una scelta politica. L’Europa, intesa in senso istituzionale, è dolosamente assente, mentre l’Italia, debole internazionalmente ed intenzionalmente, ne subisce passivamente gli effetti.
- L’effetto immediato che è dato osservare è il “caos”: i centri di accoglienza, sulle isole minori e maggiori, sono un esempio, purtroppo reale, di come la voluta incapacità del nostro stato, riduca i migranti, lì stipati, ad esseri che vivono in una condizione sub umana. E che dire dei macro ghetti esistenti, soprattutto al sud, baraccopoli e favelas che il nostro stato tollera, a danno della dignità di chi ci vive? E’ evidente che tanta gente cerchi di scappare, cercando poi di sopravvivere fuori da essi. Non delinquere, possiamo immaginare, sia un’impresa di cui non tutti sono capaci. Lo stato è chiaramente consapevole di tutto ciò avendone una chiara mappa.
- INSTABILITA’ SOCIALE
- Non è possibile non scorgere l’instabilità sociale che deriva da queste migrazioni incontrollate ed è probabile che tutto ciò sia visto come il male minore, a livello globale in Europa, pur di raggiungere gli effetti economici e demografici evidenziati al punto 2 di questa breve esposizione.
- QUALI SONO GLI EFFETTI SULL’IDENTITA’ CULTURALE?
- Premesso che il concetto di identità culturale è fondamentale da un punto di vista sociologico, essendo un elemento costitutivo delle società, è chiaro che il fenomeno di massa migratorio, impone un’accelerazione nella sua modificazione, i cui effetti saranno tutti, evidentemente da verificare. Quel che si può constatare, ad oggi, è che il concetto di multiculturalsimo, osannato all’inizio degli anni 2000, pare ora avere il fiato corto. I processi di vera integrazione e consapevole inculturazione, sempre necessaria ed opportuna, appaiono lenti, abbracciando la vita di migranti di seconda e terza generazione. La migrazione, assieme ad altri elementi, può rappresentare, quindi, un fattore di indebolimento della cultura nazionale, funzionale ad una visione globalista del mondo.
- QUALI SONO GLI EFFETTI DA UN PUNTO DI VISTA PARTITICO?
- I migranti di seconda e terza generazione saranno cittadini italiani il cui voto, necessariamente, andrà a favore di quelle forze partitiche la cui propaganda politica si sarà spesa nell’annuncio, e parziale attuazione, di azioni di aiuto nei loro confronti.
LE DECISIONI DELLO STATO IMPOSTE DALL’ALTO SENZA DIALOGO COI CITTADINI
Ovviamente l’elenco sopra riportato è del tutto parziale, così come le argomentazioni ivi svolte, ma interessa, ora, porre in rilievo un altro aspetto, tipico ormai di uno stato che decide ed agisce senza coinvolgere i cittadini.
E’ il caso dell’istituzione dei nuovi centri di accoglienza, che verranno istituiti in Italia per far fronte alla inarrestabile ondata di sbarchi, di cui uno di prossima apertura anche a Parma.
Ovviamente l’Italia, sia avendo a riferimento il proprio ordinamento interno che i trattati internazionali sottoscritti, ha l’obbligo di accogliere i migranti richiedenti asilo, e di dar loro accoglienza ed ospitalità, in attesa di verifica dei presupposti e questo, da un punto di vista morale, prima che giuridico, è certamente corretto e giusto, ma manca una cosa: l’ascolto della voce delle persone che vivono nei territori che ospiteranno i nuovi centri di accoglienza.
Lo stato decide, in virtù del potere che di fatto esercita ma la voce di questi cittadini va ascoltata.
Andrebbero indette assemblee pubbliche con la presenza delle istituzioni, durante le quali si forniscono ai cittadini del territorio rassicurazioni, con particolare riferimento alla sicurezza.
I prefetti ed i sindaci, nonché i comandanti delle forze dell’ordine dovrebbero esporre nel dettaglio quali sono i piani e gli sforzi aggiuntivi che verranno messi in campo al fine di garantire e tranquillizzare i cittadini.
A Parma, volendo fare esempi concreti, vi sono ampie zone della città che dalle 21 in poi sono popolate da extra comunitari dediti allo spaccio di droga, nella stupefacente impotenza delle forze dell’ordine, così come ampie aree del centro sono ostaggio di baby gang fra accoltellamenti e risse.
E Stiamo parlando di una città di soli 194 mila abitanti.
La necessità di confronto con la gente è un atto dovuto e non una concessione da parte delle istituzioni, solo dopo, magari, insistenti preghiere e richieste.
Come la miglior dottrina ha evidenziato, con giganti del pensiero giuridico, (vedi Crisalfulli e Haberle), la sovranità non è affatto una prerogativa dello stato istituzione, e nemmeno prerogativa spettante al governo, pur esercitante un poter di fatto con l’apparato ad esso sottoposto.
La sovranità risiede ed origina dal popolo, inteso sia collettivamente che nelle persone intese singolarmente.
Di questo occorre averne chiara coscienza, sia da parte dei cittadini che da parte di chi è chiamato a rappresentare le istituzioni.
Il fatto di avere a disposizione di una forza che permetta di realizzare, financo in modo coatto, le decisioni prese mediante l’esercizio di un potere delegato, non attribuisce ad esse maggiore legittimità, la quale sarà tanto minore quanto le azioni ad esse conseguenti saranno attuate in sfregio al diritto della gente di esprimere la propria volontà.


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